Dadadadan! E finalmente sono riuscita a tornare con una
nuova recensione! Dico la verità, sono stata un po’ in dubbio su quale libro
trattare questa volta: non volevo tornare su un libro per ragazzi avendo
commentato “Anna dai capelli rossi” qualche post fa, non volevo di nuovo
Fenoglio perché pure lui è già stato fatto e ci sono nuovi autori da proporre,
non volevo niente di troppo pesante essendo ancora “traumatizzata” da Cloud
Atlas (che tra l’altro forse dovrò riprendere in mano per una relazione da presentare
all’università…). Insomma, bel dilemma.
Alla fine ho deciso di buttarmi su un’autrice che è stata recentemente
ristampata in Italia, o perlomeno mi è parso di vedere alcuni suoi volumi in
bella vista in libreria qualche mese fa. Trattasi di un’elegante signora
statunitense morta ormai più di un secolo fa. Trattasi di Kate Chopin.
Katherine O’Flaherty nasce nel 1851 a St. Louis, attuale
Missouri, e ivi muore nel 1904. Suo padre, come già il cognome fa intuire, era
originario della cittadina irlandese di Galway. Da parte di madre, invece,
aveva ascendenze franco-canadesi e l’orgoglio di antenati che erano stati fra i
primi europei a contribuire alla colonizzazione dell’Alabama. Katherine era la
terza di cinque figli, ma lei fu l’unica a sopravvivere oltre i venticinque
anni di età. La morte del padre, nel 1855, significò per lei lo stringersi del
rapporto con la madre, con la nonna e con la bisnonna, oltre che l’inizio delle
sue letture: favole, poesie, allegorie religiose, romanzi sia classici che
contemporanei.
A vent’anni, nel 1870, sposa Oscar Chopin: l’uomo è quello che oggi si
potrebbe definire “piccolo imprenditore” nel settore del cotone, e lei a
ventotto anni gli ha già dato sei figli. Oscar Chopin morirà nel 1882,
lasciando la moglie piena di debiti. Nonostante il tentativo di Katherine di
tenere in piedi gli affari del marito, si vedrà alla fine costretta a tornare a
St. Louis dalla madre, che morirà l’anno successivo. La Chopin , a seguito dei due
vicini lutti, la morte del marito e della madre, inizierà a soffrire di
depressione. Sarà il suo ostetrico e amico di famiglia Frederick Kolbenheyer a
intuire per primo le potenzialità della scrittura come terapia, oltre che come
fonte di guadagno.
Inizia così la carriera letteraria di Kate Chopin, sotto
forma di racconti, articoli e traduzioni che ebbero subito un buon successo. Va
detto, tuttavia, che divenne nota principalmente come scrittrice di racconti di
color locale e le sue qualità letterarie rimasero sottovalutate.
Nel 1899 pubblica il suo secondo romanzo, “Il risveglio” (The Awakening), che viene aspramente
criticato sia per la sua morale che per gli standard letterari. Questo e altri
suo lavori erano infatti, per l’epoca, troppo “avanti”. Scoraggiata dalle critiche,
la Chopin
torna a scrivere soltanto racconti.
Muore a cinquantaquattro anni, nel 1904, a causa di
un’emorragia cerebrale.
Il romanzo di cui si va a parlare questa volta, come avrete
capito, è:
IL RISVEGLIO
di Kate Chopin
Cominciamo con la trama, come fornita dall’editore (nel mio
caso l’edizione Marsilio del 1993, con testo a fronte):
Con questo romanzo (1899), dapprima
dimenticato e poi divenuto testo sacro del femminile, si retrodata l'inizio
ideale della modernità. Corrispettivo americano di Madame Bovary, Il risveglio
narra la storia di un adulterio. Edna Pontellier, giovane e bella moglie di un
uomo d'affari, madre di due figli, si innamora del giovane Robert. Divisa tra
marito, figli e amante, costretta a confrontarsi con modelli femminili diversi,
in conflitto con i modelli comportamentali imposti dal contesto sociale, Edna
affronta alla fine una solitudine che si conclude con un gesto tragico e
definitivo.
Come già
accennato, il romanzo esce nel 1899 e viene, fortunatamente, rivalutato nel
corso degli anni. Dagli anni ’50 in avanti viene tradotto in varie lingue,
giapponese compreso, e adattato in altri formati tra cui almeno due film. Si
segnalano in particolare “Grand Isle”, con Kelly McGillis nel ruolo di Edna, e
“The End of August”. Di seguito il trailer di “Grand Isle”:
Inoltre, la Vaugh Dance Company ha prodotto
nel 2008 un adattamento in danza moderna, “Reaching out for the unlimited”.
È interessante
inoltre il fatto che, nonostante “Il risveglio” sia stato ai suoi tempi
tacciato di immoralità e, in seguito, identificato come romanzo femminista,
Kate Chopin non si considerasse né femminista né una suffragetta. Stando alle
parole di David Chopin, suo nipote, la scrittrice si considerava “solo” una
persona che ha sempre creduto nella forza delle donne.
Venendo ora al
mio attesissimo (sì, come no!) commento, inizio col dire che questo romanzo ha
un valore. Ha un valore non tanto per la vicenda in sé (alla fine si parla di
un banalissimo adulterio), quanto per il contesto sociale in cui è stato
scritto e per il fatto che la protagonista, Edna Pontellier, a conti fatti non
venga affatto punita per il suo adulterio. Non si tratta, infatti, della
“decostruzione” di una donna quale poteva essere ad esempio il “Madame Bovary”
di Flaubert, bensì della crescita emotiva e spirituale di una donna che in
comunque con Emma Bovary ha soltanto l’adulterio. Edna è più americana, più
sicura di sé, più sorridente: arriva a scoprirsi come individuo e come “body” e a emanciparsi sempre più
dall'ambiente in cui vive.
La vicenda si
snoda nella sonnolenta e multietnica Louisiana di fine '800, tra Grand-Isle e
New Orleans. Edna, appartenente a una benestante famiglia borghese, vive
un'esistenza apparentemente perfetta, fra ricevimenti, un marito premuroso, due
bambini da crescere e amiche con cui conversare. Tuttavia lei, proveniente dal
Kentucky e di famiglia presbiteriana, non riesce ad abituarsi ai costumi più
aperti e spontanei della gente di origine creola: fin dall'inizio è dunque una
"outsider". Dimostra inoltre sentimenti ambivalenti non tanto per suo
marito - sposato ben più per convenzione che per amore - quanto per i suoi
stessi figli: un attimo è madre affettuosa, un attimo sembra lasciarli a loro
stessi. Darebbe la vita per loro, dice, ma non se stessa. Edna si configura
dunque come una donna intrinsecamente indipendente: l'amore per il bel giovane
Robert prima e l'allontanamento di suo marito e dei figli poi, e in più la
musica di Mademoiselle Reisz (musica che dona alla sua anima un linguaggio con
cui parlare), finiscono col risvegliare la sua mente e i suoi sensi. Si rende
conto di essere un individuo capace di pensare, di prendere decisioni, di
reinventarsi: un individuo che non è forzatamente sottomesso a suo marito, che
non è una sua proprietà (come le convenzioni del tempo auspicavano). Il
risveglio del corpo di Edna, infine, avviene tra le braccia di Alcée Arobin.
Lei diviene una donna che “si dà a chi le pare quando le pare”. Una donna
capace di badare a se stessa, che non ha paura di uscire da sola di notte, che
si dedica a lavori maschili come i traslochi, che dipinge con successo e dunque
può iniziare a guadagnarsi da vivere senza dover dipendere dal suo sposo. Una
donna finalmente presente a se stessa, raggiante pur se giudicata quasi pazza,
autoconsapevole, che può baciare un uomo per piacere e non perché costretta. Il
suo ultimo grande atto di affermazione, dopo la fine dell'amore, sarà il
suicidio: un richiamo verso il mare, quel mare che avvolge tutto e che infine
la abbraccerà come un amante.
In tutto questo, la storia contiene dei passi di
grande bellezza e suggestione, specie verso il finale. Si ha l'impressione che
non accada nulla, il romanzo è piuttosto lento in effetti, ma il rumore e
l'andamento sono un po' come le onde di un calmo mare all'alba, di quelle che
si infrangono sulla battigia e paiono sussurrare. C'è, in realtà, un movimento
che è tutto interiore.
E tuttavia c’è un
ma. Malgrado infatti il valore e il senso dell’opera, malgrado io ne sia
cosciente, non sono riuscita a entrare in questo romanzo. Lo stile è scorrevole
ma fin troppo distaccato, finisce per tenere a distanza anche il lettore.
Quanto a Edna, è indubbiamente uno splendido personaggio che si osserva e si
comprende, ma che non lascia sviluppare nel lettore alcuna empatia. Inoltre, e
questo ammetto che sia un limite mio, pur comprendendo perfettamente le
differenze storiche, sociali, i diversi scopi, i diversi risultati,
comprendendo insomma che non c'entrano niente uno con l'altro se non superficialmente,
a me “Il risveglio” sa troppo di “Madame Bovary”: alla lunga questo provoca una
certa fastidiosa sensazione di stanchezza e di “già visto”, che penalizza
ulteriormente una lettura che già non punta sulla vivacità della narrazione.
I dati dell’opera,
per chi volesse procedere all’acquisto:
Titolo: “Il risveglio”
Autore: Kate Chopin
Editore: Marsilio
Pagine: 392 (testo a fronte)
Prezzo: 19,00 €
È disponibile anche in
libreria l’edizione del 2006 pubblicata da Galaad Edizioni, al prezzo di 12,00 €.
Io credo
ragionevolmente di poter concludere qui. Ringrazio come al solito quanti hanno
letto e mi scuso se ci ho messo un po’ con questa recensione. Con le prossime
cercherò di essere più rapida.
Fatemi sapere, se
avete gradito! Grazie mille e a presto!
Grazie mille ho gradito molto la sua spiegazione è la ringrazio pesche Sto cercando questo libro da tanto tempo per regalarlo a mia madre che me ne ha parlato da tanto tempo,glielo regalerò per Natale.La unica cosa che non mi è chiara e la copertina del libro perché mi diceva che era di colore rosso,ma credo che sia questo il libro perché sono dei racconti come mi diceva lei.Grazie mille davvero.
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