martedì 19 febbraio 2013

Quando i vampiri temevano il sole


Ma buonasera a tutti! Comincio questa recensione che è più o meno l’una di notte, quindi forse sarebbe più appropriato augurarvi la buonanotte… ma andiamo avanti, tanto se state leggendo non siete qui per sentirmi sproloquiare (almeno, non così a caso)!
Per quanto riguarda la recensione di oggi, si cambia ancora genere: ho intenzione, come avrete intuito dal titolo, di andare a parlare di vampiri. Non tratterò tuttavia di vampiri di genere “moderno”, alla Twilight per intenderci, e neppure dei vampiri glamour di Anne Rice o del buon vecchio Dracula. E di cosa andrò a parlare, dunque?
Di un romanzo che del “Dracula” di Bram Stoker è figlio diretto e che riprende tutti i cliché della più classica caccia ai vampiri: paletti, collane di aglio, croci e acqua benedetta.
L’autore ha un nome che probabilmente ai più non dirà molto: si tratta infatti di tale Hugh Davidson.



E chi è Hugh Davidson? Hugh Davidson è in realtà lo pseudonimo dell’autore Edmond Hamilton, e qui già vedo gli occhi degli appassionati di fantascienza illuminarsi.
Edmond Hamilton è, infatti, uno dei pionieri del genere della Science Fiction. Nato a Youngstown, in Ohio, nel 1904, da una famiglia di origini borghesi, Hamilton si distinse fin da ragazzo per la sua propensione agli studi, nonché per il carattere estremamente introverso e sognatore. La sua carriera come scrittore di fantascienza iniziò nel 1926 col racconto “The Monster God of Mamurth”, che gli assicurò una collaborazione con l’editore Farnsworth Wright, lo stesso di scrittori del calibro di H. P. Lovecraft e Robert E. Howard. Autore estremamente prolifico, Hamilton pubblicò più di settantanove opere nel giro di ventidue anni. Fra di esse si ricordano le saghe: “La pattuglia dello spazio”, “I sovrani delle stelle” e, soprattutto, “Capitan Futuro”. Quest’ultima saga, pubblicata a puntate negli anni dal 1940 al 1951, venne tra l’altro adattata in anime nel 1978.

E visto che non mi par vero di avere una sigla anche stavolta, ovviamente propino ai nostalgici quella della versione italiana!



Intanto, nel 1946, Hamilton inizia a lavorare per la DC Comics, specializzandosi in storie per i personaggi di Batman e Superman. Sempre nel ’46 sposa la scrittrice Leigh Brackett, con cui comunque non collaborerà quasi mai a livello lavorativo. Al matrimonio erano presenti, tra gli altri, Ray Bradbury, Jack Williamson ed Henry Kuttner.
Edmond Hamilton o Hugh Davidson che dir si voglia, muore nel 1977 in seguito a complicazioni dopo un intervento ai reni.


In tutta questa storia, io non ho ancora rivelato di che libro si andrà a parlare stavolta. Non tutti sanno, infatti, che Hamilton fece anche incursione nel genere gotico, pubblicando un romanzo e un racconto con lo pseudonimo di Hugh Davidson e andando a trattare di vampiri. Io parlerò, come ormai si sarà capito, del romanzo:

IL SIGNORE DEI VAMPIRI
di Hugh Davidson



Il romanzo esce in America nel 1935 e giunge in Italia grazie alla Newton Compton.
Di seguito la trama fornita dall’editore:

Ecco una storia di sangue, d’amore e di morte, della quale è protagonista assoluto il Principe delle Tenebre. In questo romanzo, il Signore dei Vampiri, che ha infettato con il germe del vampirismo una regione montuosa dello Stato di New York, torna dopo duecento anni nella sua terra asservendo ai suoi fini un seguito di non-morti. Nonostante contro di lui si scateni una caccia spietata, sembra che nulla riesca a fermare il suo cammino e la sua opera di morte e distruzione, finché…

Si tratta, come si sarà intuito, di una storia che nasce sulla falsariga del “Dracula” di Stoker. Non ne raggiunge lo spessore, questo va detto, ma si tratta comunque di una storia estremamente godibile.
Trattandosi di un racconto datato 1935 si porta dietro com’è ovvio i suoi annetti, dunque bisogna partire con l’idea anzitutto che non si parla (purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista) di vampiri nel senso moderno del termine. Anzi, gli ingredienti per una caccia ai vampiri delle più classiche ci sono tutti: la ragazza vampirizzata (riusciranno a salvarla? La risposta non è così ovvia!), il dottore esperto di occulto che si trova a dover indagare, paletti di frassino, acqua benedetta, ville abbandonate, croci e aglio a volontà. Malgrado dunque una certa prevedibilità nello svolgimento della vicenda, ciò che mi ha tenuto incollata alle pagine fino all’alba (perché non riuscivo a dormire e con un temporale in corso cosa c’è di meglio di un libro di vampiri?) è stato il ritmo serrato della narrazione. Complice infatti la brevità della storia, 160 pagine in tutto, non ci sono tempi morti e anzi si respirano una vivacità e una genuinità sorprendenti. Si capisce, insomma, che “Il signore dei vampiri” non ha mai aspirato a essere un capolavoro, ma un semplice divertissement. In questo caso, l’intento è perfettamente riuscito.
Il protagonista, il vampiro Gerritt Geisert, possiede un suo indubbio carisma. Notevole in particolare la scena in cui la truppa dei “buoni” si nasconde nella villa in rovina dove lui vive, con l’intento di trovare la sua bara; Geisert, appena sveglio, li nota e molla senza tanti complimenti due delle sue seguaci a combattere contro di loro, per poi andarsene tranquillamente e ricomparire poco dopo con la sua bara sottobraccio, pronto a fuggire (se la fuga gli riuscirà o meno, ve lo lascio leggere). Durante la sua permanenza nel villaggio, Geisert cerca ovviamente di crearsi un buon numero di seguaci, che a loro volta creano altri vampiri. Il suo intento è proprio quello di fondare un esercito in grado di opporsi agli umani, così da potersi riprendere le terre che un tempo gli appartenevano. Interessante è il fatto che Geisert non caccia direttamente, ma prende il sangue dai vampiri che crea man mano: questo li rende, a conti fatti, degli schiavi legati a lui e poco più che delle marionette (sia pure senzienti e dotate di una propria coscienza). Ad avermi interessato in particolare è stata la sottotrama dedicata ad Arthur Newton, un giovane del villaggio che sparisce misteriosamente per poi ricomparire vampiro. C’è qui un guizzo che contiene elementi della più moderna letteratura sui vampiri: un amore che, in qualche modo, trascende la morte stessa.
Trattasi dunque di un romanzo che io consiglio come lettura di intrattenimento, non imprescindibile ma interessante e vivace nel suo genere, senza ovviamente andare a confrontarlo con “Dracula” perché, come ho detto, questo non vuole essere un capolavoro né è nato per esserlo. Da leggere anche se ne avete abbastanza di storie alla Twilight, Vampire Diaries, ecc. e volete ritornare a una sana, serratissima caccia ai vampiri vecchio stile.
Detto questo, buona lettura!



Titolo: “Il signore dei vampiri”
Autore: Hugh Davidson
Editore: Newton Compton
Pagine: 160
Prezzo: 6,00 


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