lunedì 26 agosto 2013

Nessuno sa di Noi

Ed eccomi qui (finalmente!) a chiacchierare un po’ di un libro uscito a gennaio dello scorso anno, quinto finalista del premio Strega 2013. Si tratta di:



NESSUNO SA DI NOI

di Simona Sparaco




La parte biografica, questa volta, sarà particolarmente breve. Come ci dice il sito ufficiale Giunti, nonché la quarta di copertina del libro, Simona Sparaco nasce a Roma, è laureata in Scienze della Comunicazione e ha frequentato corsi di scrittura creativa e il master della scuola Holden di Torino. Per Newton Compton ha pubblicato i romanzi “Bastardi senza amore” e “Lovebook”. 



Non starò a sindacare su come la penso circa i corsi di scrittura, né sul merito o meno che aveva il libro di stare allo Strega o su quanto sia o non sia letteratura. C’è gente che l’ha fatto meglio di me, basta cercare su Google per accorgersene. E comunque, sempre di un libro si tratta. Un libro che a me tra l’altro è anche piaciuto.
Ecco qui la trama fornita dall’editore:

Quando Luce e Pietro si recano in ambulatorio per fare una delle ultime ecografie prima del parto, sono al settimo cielo. Pietro indossa persino il maglione portafortuna, quello tutto sfilacciato a scacchi verdi e blu delle grandi occasioni. Ci sono voluti anni per arrivare fin qui, anni di calcoli esasperanti con calendario alla mano, di ''sesso a comando'', di attese col cuore in gola smentite in un minuto. Non appena sul monitor appare il piccolo Lorenzo, però, il sorriso della ginecologa si spegne di colpo. Lorenzo è troppo ''corto''. Ha qualcosa che non va. ''Nessuno sa di noi'' è la storia di un mondo che si lacera come carta velina. E di una donna di fronte alla responsabilità di una scelta enorme. Quale è la cosa giusta quando tutte le strade portano a un vicolo cieco? Che cosa può l'amore? E quante sono le storie di luce e buio vissute dalle persone che ci passano accanto? Come le ricorderanno le lettrici della sua rubrica e le numerose donne che incontra sul web, Luce non è sola.

Si tratta, come ho detto, di un romanzo che ho trovato meritevole e che viene ricordato, a ragione, forse più per il tema che tratta (quello difficilissimo dell’aborto terapeutico) che per lo stile in cui è narrato.
L'antefatto della vicenda è un'ecografia che mostra un bambino "troppo corto". La protagonista è una giovane mamma che ha la speranza nel nome: Luce. Il suo bambino, Lorenzo, quel bambino "troppo corto", lei l'ha disperatamente cercato e voluto, attraverso rapporti controllati, terapie, consulenze. Alla fine è arrivato lui, inaspettato, e su di lui sono riposte tutte le speranze di lei. Finalmente sarà una donna completa, una donna come tante altre, non dovrà più sentirsi inferiore a chi magari di figli ne ha già due e, sotto sotto, la guarda con pietà. 
L'handicap di Lorenzo crolla su di lei e sul suo compagno, Pietro, come una spada di Damocle: non si sa se il bambino sopravvivrà al parto e, anche se ce la facesse, andrebbe incontro a una vita di sofferenza. Il problema è che Luce è già al settimo mese di gravidanza, ben oltre il termine consentito per un'interruzione: secondo la legge italiana, non può abortire. Lei e Pietro devono prendere la decisione più difficile di tutta la loro vita: condannare Lorenzo a una vita di sofferenza oppure rivolgersi all'estero e non fargli vedere mai la luce. La decisione deve essere presa in fretta e, in qualunque caso, sarà tragica. Luce sceglie di non dare alla luce il bambino. E questa è la prima parte del romanzo, la storia dolorosa di una discesa all'inferno.

Ma poi c'è la seconda parte, quella più toccante, più intensa, quella che ti scava dentro. C'è il momento dell'apatia, quel disperato chiedersi se le cose sarebbero potute andare diversamente. C'è il dolore buio, sordo, quel senso di vuoto e di incompletezza, il fantasma di un bambino che non ti lascia, ciò che sarebbe-accaduto-se... e il dolore della madre, il dolore che lei sola può comprendere perché lei sola ha avuto il bambino nella pancia, rischia di mandare a rotoli tutto ciò che lei si è costruita: il lavoro, le amicizie, l'amore di Pietro. Proprio lui, come dice il nome, è la vera roccia: si sforza sin da subito di reagire, di confortare Luce, è il suo paracadute. E soffre in silenzio, piange da solo la morte di quel figlio che sempre da solo ha avuto il coraggio di vedere, dopo l'induzione del parto. Luce, nella sfortuna, è stata fortunatissima ad averlo accanto. Inconsciamente, la consapevolezza della presenza del compagno è ciò che la spinge a crogiolarsi nel suo dolore, a non trovare né la forza né il desiderio di uscirne. Tuttavia, la redenzione arriva. Pian piano il dolore spinge per essere buttato fuori. Lei che s'era chiusa in casa, lei che piangeva, lei che non lavorava neppure più e che temeva il giudizio e gli occhi della gente, trova la forza di rivelare al mondo la sua perdita, davanti a perfetti estranei. Riesce finalmente a liberarsi, in un attimo splendido di catarsi che segna la sua rinascita. Il suo è un mettere al mondo se stessa, un divenire genitrice di se stessa e non più soltanto figlia tradita da una madre troppo fredda. S'accorge dei sentimenti di Pietro, riescono di nuovo ad abbattere il muro, a comunicare. Riscopre di avere una madre, cresce fino al punto di mettersi nei suoi panni, di capire che anche sua madre le ha voluto bene, a modo suo. Una madre imperfetta, sì, ma un essere umano. Luce comprende che gli esseri umani sono imperfetti, cercano di stare a galla sulle proprie ombre, di tendere le mani per afferrarne altre, e sollevarsi. Il dolore che ha provato le è servito, poiché è la sofferenza che serve, non la felicità. Tramite il dolore si cresce, e il sacrificio di Lorenzo è servito a lei per partorire la "nuova Luce". 
Questo romanzo è una storia di madri, coraggiose e imperfette, ognuna con le proprie decisioni da prendere, il proprio modo di vedere l'esistenza. Spesso sono madri senza volto, come le sconosciute che Luce conosce tramite lettere e forum, unite da un dolore simile e dalla stessa solidarietà. Oppure madri troppo fredde, come quella di Luce, incapaci di esprimere il proprio affetto e perse dietro un amore perduto. Madri che aspettano, come nonna Iolanda, nella vita come nella malattia e nella vecchiaia. Aspettano di tornare al grembo, in quel luogo dove tutto inizia. E poi madri come quella di Pietro, attente alle apparenze, forse troppo gelose e possessive, ma che sanno all'improvviso regalare gesti di inaspettata gentilezza. È una storia di madri che cercano di fare del loro meglio, magari sbagliando, che fanno di tutto per non rimpiangere le proprie scelte. Una storia di rinascita, narrata con grande sensibilità. Un libro coraggioso, che tocca un tema etico particolarmente vivo e importante. 

Concludo con un breve video, contenente un’intervista all’autrice. Potete vederlo a questo link (chiedo scusa, ma non riuscivo a incorporarlo nel blog direttamente): http://www.youtube.com/watch?v=-NVRY1puW0k
Di seguito, i dati del libro:

Titolo: “Nessuno sa di noi”
Autrice: Simona Sparaco
Editore: Giunti
Pagine: 252
Prezzo: 12,00 €


Vi ringrazio dunque per avermi letto anche questa volta, alla prossima recensione!